Il futuro energetico passa anche dalle CER con risparmio in bolletta, riduzione dell’impatto ambientale e indipendenza energetica.
Introdotte per la prima volta nel 2016 dal Clean Energy Package, oggi le Comunità Energetiche Rinnovabili (anche dette CER) sono un fenomeno in crescita e piuttosto conosciuto nel nostro Paese, tanto che l’85% delle persone e il 75% delle imprese ne ha sentito parlare almeno una volta.
Prende così piede un nuovo modo di concepire la produzione di energie rinnovabili, un sistema in grado di garantire non solo un notevole risparmio economico, ma anche indipendenza energetica ed un impatto positivo sulla società.
Scopriamo di più al riguardo!
Comunità energetiche, molto più che semplici associazioni
Cosa sono nel concreto queste comunità energetiche di cui tanto si parla? In che modo producono e condividono energia pulita tra i membri?
Le comunità energetiche rinnovabili sono delle associazioni in cui cittadini privati, enti locali, aziende e piccole cooperative diventano proprietari di impianti di energie rinnovabili (fino ad un massimo di 200 kW di potenza) finalizzati alla produzione di energia elettrica, da utilizzare sia per l’autoconsumo da parte di tutti i membri, che per la rivendita dell’eventuale surplus.
In questo contesto i partecipanti diventano allo stesso tempo sia dei consumatori che dei produttori, assumendo così il nuovo ruolo di prosumer (dall’unione di consumatore e produttore).
In particolare, le comunità energetiche sfruttano un principio fondamentale, ovvero quello della generazione distribuita: mentre le fonti fossili sono concentrate in pochi impianti centralizzati e di grandi dimensioni, le rinnovabili sono diffuse sul territorio attraverso tanti impianti di piccoli dimensioni.
Ma attenzione, le comunità energetiche sono molto più che semplici associazioni di vicinato.
Non si tratta soltanto di semplici autoconsumatori collettivi (come un condominio che si autoalimenta), ma rappresentano un nuovo paradigma di produzione e condivisione dell’energia, più democratico e sostenibile, un modello win-win capace di giovare all’ambiente e alle persone contemporaneamente.
Quali sono i benefici delle comunità energetiche?
In primis, c’è il risparmio economico diretto.
Autoproducendo energia pulita, si riduce il prelievo dalla rete e di conseguenza l’importo delle bollette. Un sollievo non indifferente di questi tempi.
Ma non solo.
Le comunità energetiche riducono l’impatto ambientale della produzione di energia elettrica, dato che ogni kilowattora prodotto localmente con il solare o l’eolico è un kilowattora in meno generato da combustibili fossili.
A questo si aggiunge anche l’indipendenza energetica, la sicurezza di avere energia sempre a disposizione, oltre ad un impatto positivo sulla società creando consapevolezza sulle questioni energetiche e ambientali.
Comunità energetiche: a che punto siamo in Italia?
Proprio per gli importanti vantaggi legati alle comunità energetiche, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato ben 2,2 miliardi di euro per promuovere le comunità energetiche nei piccoli comuni con meno di 5mila abitanti, con l’intento di arrivare a 2.000 MW di capacità rinnovabile installata entro il 2026.
Un traguardo ambizioso che si potrà raggiungere soltanto spingendo gli utenti finali a partecipare attivamente al mercato e facendo leva su quelli che sono i vantaggi economici delle comunità energetiche, tra cui anche occupazione e crescita del settore.
Un impegno che in Italia dovrà essere ancora più assiduo dato che, stando all’ultimo rapporto GSE, su tutto il territorio sono presenti soltanto 46 configurazioni di autoconsumo collettivo e 21 comunità energetiche rinnovabili effettive.
Un numero ridotto, se paragonato agli obiettivi prefissati.
L’Italia ha dunque un grande potenziale ancora inespresso. Con impegno e innovazione, il sogno delle comunità energetiche che collaborano per un futuro più sostenibile può trasformarsi in realtà.