A partire dal 30 giugno sono state introdotte importanti novità per chi esegue lavori di ristrutturazione volti all’efficientamento e al risparmio energetico oppure interviene su un immobile con misure antisismiche.
Scopri in cosa consiste la cessione del credito prevista con l’entrata in vigore del D.lgs. 34 del 2019, il cosiddetto “Decreto Crescita” e quali sono le possibili conseguenze di questa nuova modalità di erogazione degli incentivi fiscali.
Come funziona la cessione del credito?
I contribuenti che sostengono le spese per lavori su un immobile di proprietà eseguiti entro il 31 dicembre 2019 possono usufruire di detrazioni in percentuale e con tetto massimo di spesa detraibile variabili in base al tipo di intervento effettuato.
Nel caso dell’Ecobonus, lo sconto Irpef è riconosciuto per:
- interventi di riqualificazione di edifici esistenti
- miglioramento termico dell’edificio
- installazione di pannelli solari
- sostituzione di impianti di climatizzazione invernale
- acquisto e posa in opera di schermature solari
- acquisto e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili
- acquisto e messa in opera di dispositivi multimediali per il controllo a distanza degli impianti di riscaldamento, produzione di acqua calda o climatizzazione delle unità abitative
- acquisto di micro-cogeneratori in sostituzione di impianti esistenti.
Per la maggior parte dei lavori la detrazione è pari al 65%, per altri spetta nella misura del 50%.
Invece nel cosiddetto Sisma Bonus rientrano le spese sostenute per realizzare interventi antisismici, con particolare riguardo all’esecuzione delle opere per la messa in sicurezza statica degli edifici; per tutto il 2019 la percentuale della detrazione è del 50% su una spesa massima di 96.000 euro, ma le detrazioni aumentano a seconda del risultato ottenuto con l’esecuzione dei lavori, della zona sismica in cui si trova l’immobile e della tipologia di
edificio, arrivando fino all’85%.
Come accade per tutti gli altri Bonus casa previsti dall’ultima Legge di Bilancio, le modalità di erogazione dell’Ecobonus e del Sisma Bonus prevedono che il contribuente suddivida la cifra totale che deve essere rimborsata in 10 rate annuali di pari importo (5 rate per il Sisma Bonus) e riporti ogni anno una quota nella dichiarazione dei redditi.
Ciò significa che si dovranno attendere 10 anni (5 per chi ha effettuato lavori antisismici) per ottenere l’intero rimborso dello sconto.
In alternativa, il contribuente può avvalersi della cessione del credito: si tratta di cedere, appunto, l’agevolazione fiscale alla quale si ha diritto alla ditta che esegue i lavori (o al fornitore di materiali e servizi).
Così facendo lo sconto passa alla ditta e:
- LA DITTA APPALTATRICE gode dello sgravio fiscale con le stesse modalità del privato
- IL PRIVATO ottiene uno sconto immediato delle spese preventivate e fatturate dalla ditta o dal fornitore di materiali o servizi, in base alla percentuale prevista dall’incentivo a cui ha diritto.
Infatti con l’art. 10 del Decreto Crescita è stata prevista una nuova modalità di fruizione delle agevolazioni fiscali, che consiste nel riconoscimento di uno sconto immediato, in misura corrispondente alla detrazione fiscale, applicato dall’impresa appaltatrice sul corrispettivo ad essa dovuto.
Tale sconto viene poi rimborsato all’impresa sotto forma di credito d’imposta ed è da quest’ultima utilizzabile in 5 quote annuali di pari importo.
Quali possono essere le conseguenze?
Il nuovo sistema di incentivazione fiscale introdotto dal Decreto Crescita, per quanto possa apparire particolarmente appetibile per la domanda, di fatto è un meccanismo di cui potranno avvalersi solo le imprese di grandi dimensioni.
Infatti, per come è strutturato al momento il processo di cessione del credito, soltanto le grandi ditte saranno in grado di praticare gli sconti corrispondenti alle detrazioni fiscali ai propri clienti, dal momento che sono le uniche in possesso della capienza fiscale necessaria per compensare i crediti d’imposta acquisiti.
Il rischio è che le piccole imprese restino schiacciate dai grandi fornitori; per questo l’articolo 10 ha suscitato la forte protesta degli artigiani, delle industrie e delle associazioni.
Persino l’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è espressa su questo tema (bollettino n. 26 dell’1 luglio 2019) sottolineando che la norma in esame, nella sua attuale formulazione, può creare restrizioni della concorrenza nell’offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni, con evidenti ricadute negative ai danni dei consumatori, i quali vedrebbero significativamente ridotta la loro libertà di scelta.
Alla nota dell’Autorità ha fatto seguito una modifica dell’art. 10 del Decreto Crescita che ha introdotto un’ulteriore novità, stabilendo che la ditta che ha eseguito i lavori può decidere a sua volta di cedere il credito fiscale ai propri fornitori di beni e servizi.
Questo è l’ultimo “passaggio” di credito possibile: dopo essere stato ceduto al secondo fornitore, lo sgravio non può più passare ad altre aziende.
Tuttavia anche questa modifica non scongiura il pericolo per il mercato e di certo la cessione del credito è un tema destinato a far discutere ancora.